venerdì

imbarco su alamak

Gianni

Una chiusa di Panama









Alamak
Panama canal



Arrivati in Martinica col catamarano Azul di Marco, ci fermiamo due settimane a Le Marin, porto principale dell'isola e punto di ritrovo per quelli che si spostano tra le antille, per rilassarci un pò dopo il lungo viaggio..
la mia intenzione di arrivare in messico via mare è sempre valida e cerco, tra chi parte e chi arriva, qualcuno che mi possa dare un passaggio.

intanto le giornate passano tranquille, anche perchè la cittadina non offre un gran che. così si fa amicizia con la comunità di italiani che vivono lì o che vanno e vengono da quel posto, e Marco non perde occasione per socializzare e organizzare cene sul suo catamarano, visto il suo spirito goliardico e da amicone..
un legame particolare è nato con Fabrizio, avvocato milanese a primo impatto un pò snob ma che invece si è dimostrato un vero amico e una brava persona..

insomma dopo una decina di giorni di relax (intanto mio fratello max era rientrato in italia) ecco che si presenta l'occasione: una famiglia di italiani, su un Halberg Hassy '53 sta cercando qualcuno in gamba che gli dia una mano per accompagnarli a Panama, passando da sud: Venezuela (Los Roques), Curacao, Colombia (Cartagena) e forse San Blass e poi Panama, dove faranno una sosta per proseguire per il pacifico.
Decido di fare una chiacchierata con l'armatore Gianni, che mi ha mostrato la barca (un vero spettacolo) e mi ha spiegato i pregi e i difetti di Alamak, il cui problema principale era il pilota automatico che nessun tecnico era riuscito a sistemare (e da quello che so tuttora non va); motivo per cui la persona che doveva andare con loro fino a panama non se l'è sentita di proseguire senza la sicurezza del pilota, per cui avevano bisogno di qualcuno che avesse potuto dargli una mano con i turni nella navigazione, soprattutto nel tratto da curacao a panama, 800 miglia nel tratto di mare più brutto dei caraibi..chiaramente tutto alla pari, e cioè io avrei fatto il marinaio in cambio del passaggio fino a panama.
Più tardi mi ha presentato il resto dell'equipaggio: la moglie Giovanna, che dopo i primi giorni di conoscienza mi ha accolto come un figlio, il figlio Gigi, ottimo pescatore e un gran dormiglione, e Paul, un amico di famiglia inglese con una stazza da peso massimo ma una persona di cuore..


dall'oblò della cabina di Azul, mentre sto per addormentarmi, vedo le stelle immense che solo qui si possono vedere e sento gli schiamazzi di qualcuno che passa parlando non so quale lingua, e ripenso a quanti posti e persone ci sono da vedere e conoscere e quante poche occasioni abbiamo nella vita di fare esperienze del genere (almeno per me) e mi sento fortunato ad essere lì in quel momento..

quella sera decido di imbarcarmi per una nuova avventura con Gianni e il suo Alamak.

Il 23 gennaio 2007 sbarco ufficialmente da Azul e mi imbarco su Alamak per partire alla volta de Los Roques, prima tappa del viaggio. Sono circa 350 Mn (miglia nautiche, 1Mn = 1852 m) di navigazione e Gianni stima l'arrivo entro due di giorni.. mi rendo conto subito della precisione e meticolosità con cui G. studia le rotte e fa i calcoli di velocità e tempi di percorrenza, aiutato dal Gps e pilota automatico (quando funziona). il viaggio prosegue tranquillo con i soliti venti che spirano da Nord Est e ci spingono al lasco verso Sud a 7/8 Kts (Nodo= 1 Mn/ora = quasi 2 Km orari). E così in perfetta tabella di marcia dopo due giorni arriviamo nell'arcipelago di Los Roques, il più bel posto che io abbia mai visto in mare. Si apre davanti a noi la montagna dell'isola principale, Gran Roques, dove, a ridosso dal vento, si trova il piccolo villaggio di locali venezuelani, la pista per gli aerei che vanno e vengono carichi di turisti, il molo con le barche dei pescatori, da dove dei bambini si tuffano divertiti come se fosse la prima volta che lo fanno (questa è la cosa che amo di più dei paesi latini).

Ci ancoriamo in rada di fronte il villaggio e con il tender accompagno Gianni e Giovanna a fare il giro degli uffici (guardia marina, ufficio turistico e dogana, tutto a distanza di 200 metri) per il permesso di navigazione e soggiorno a Los Roques. intanto vado a prendere Paul e Gigi, che approfittano per fare un giro. poi tutti insieme ci facciamo un aperitivo al tramonto in un localino in spiaggia prima di rientrare in barca..spettacolare.

La mattina seguente ci spostiamo in un'isoletta che dice essere una delle migliori..


Dopo un bel bagno nell'acqua cristallina prendo in prestito boccaio e maschera della barca per andare a caccia di aragoste (dice che ce ne sono un sacco lì)..infatti dopo qualche immersione tra i coralli della barriera, attento a non toccare il corrallo di fuoco, trovo uno scoglio pieno di buchi a 1 metro e mezzo di profondità, dove all'interno si nascondono una decina di aragoste..non sono molto grandi ma abbastanza per essere considerate adulte e quindi pappate.


Sono molto diffidenti, provo diverse volte a raggiungerle con la mano, ma appena mi avvicino si ritraggono.. devo assolutalemte trovare qualcosa per arpionarle, ma in barca non c'è un fucile da pesca. cercando tra gli attrezzi trovo un arpione e con un bastone di scopa creo una fiocina artigianale abbastanza lunga per arrivare dentro i buchi. adesso si!


ritrovo lo scoglio delle aragoste, e stavolta con la mia fiocina vado convinto di infilarne una, ma ho sottovalutato la diffidenza delle bestioline rosse: sono molto svelte e spariscono dentro la tana appena mi avvicino. per tutto il pomeriggio giro intorno a quello e altri scogli nella speranza di prendere almeno un'aragosta per cena, ma niente da fare..sfinito torno in barca con la coda tra le gambe mentre tutti mi prendono in giro, e a Gionanna gli tocca cucinare una cenetta delle sue, e non riesco a capire in quale gavone nasconda tutte quelle prelibatezze.


Il giorno successivo ci spostiamo in un altro posto, ancora più bello, con la barriera corallina che ci circonda e la piccola isola piena di mangrovie..noto che attorno a tutte le isole ci sono migliaia di gusci di conchiglioni vuoti: dicono essere gli avanzi di tutti quelli che sono passati lì molti anni prima..e mi chiedo: ma quante cavolo di persone sono passate da qui fino adesso?!


Troviamo una barca di italiani e approfittiamo per fare due chiacchiere con i vicini: dicono di essere lì a svernare, mentre in estate tornano in italia lasciando la barca a Maracaibo.

certo, ci sono un sacco di persone che lavorano dalla mattina alla sera per portare a casa il pane e non potranno mai farsi una vacanza ai caraibi....ma ci sono anche tante persone che girano il mondo senza fare niente..strana la vita!
visti i miei scarsi risultati di pescatore, andiamo con il tender a comprare le aragoste nell'unica baracca dell'isola, dove troviamo 3 hombres sulle amache e una coppia di signori che giocano a carte sul tavolo sgangherato sotto la tettoia, piena di reti da pesca e conchiglie e denti di squalo..
si contratta per quattro aragoste..uno dei pescatori con cui faccio due chiacchiere (il mio spagnolo comincia a ritornarmi alla mente) mi mostra la stanza dove vivono da due mesi e mi dice che hanno la parabola con cui possono vedere canali di tutto il mondo (la tv è una vera fissa per i sud americani).

il pomeriggio riprovo a cacciare ancora, niente aragoste ma almeno non torno a mani vuote: una grossa murena e un bel pesce che mangeremo crudo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Finalmente ti sei rifatto sentire complimenti per il tutto
ciao
piermario