venerdì

TRAVERSATA DELL'OCEANO IN 22 GIORNI


1.e vai con lo spi! 2.la colazione del com.te Marco 3.Bruno il decano 4. Uno dei 22 tramonti nell'atlantico



1. marlyn preso da mio fratello Max il 1 gennaio 2.il Catamarano Azul di Marco 3. Pranzo di natale: melanzane alla parmigiana e arrosto con patate 4. un bagnetto durante il viaggio


1. .Terraaaaaaa! (Tobago keys Islands - Granadine)



Racconto scritto dal decano Bruno:
trovate tanti altri racconti sul suo sito www.brunoroversi.com

Partiamo da Las Palmas in tre persone e dopo21 giorni di navigazione atlantica prendiamo terra in quattro . Sembra inverosimile? E’ accaduto.

L’imput mi arriva con una telefonata il giorno 6 Dicembre 2006 : “ho visto per caso il tuo sito internet: potresti entro due o tre giorni partire dalle Canarie per dare una mano a trasferire un catamarano ai Caraibi? Il mio amico Marco ha fretta perché vorrebbe arrivare a fare charter per le feste di Natale e Capodanno”.
Decido di cogliere al volo questa opportunità ; chiuderò la mia carriera di lunghe navigazioni con una barca per me nuova : un catamarano da crociera. Chiamo Marco confermando la mia adesione.
Arrivo a Las Palmas, Gran Canaria, il giorno 9 Dicembre con un volo “last minute”.
In taxi al puerto deportivo: una grande quantità di imbarcazioni assai più dell’ultima volta che vi arrivai in barca parecchi anni fa; cerco un catamarano di nome Azul , riesco a localizzarlo. Ma è chiuso e a luci spente: sono le 19 ed è buio.
Affiancato c’è un catamarano gemello ,” Cochis”, illuminato. Col cellulare chiamo il numero dello skipper di “Azul”, di cui conosco solo il nome, Marco. Ed è Marco che si affaccia in pozzetto col suo faccione allegro e la voce cordiale , un po’ roca dalle sigarette e l’accento milanese: “Sali Bruno, ti aiuto a portare il saccone a bordo, dopo cena ci spostiamo sul mio catamarano”. Conosco anche lo skipper del Cochis e il marinaio, un simpatico sardo, si chiama Emiliano e parla in romanesco: una miniera di battute divertenti.

Mi informano che i due catamarani viaggeranno in coppia per la traversata ai Caraibi. Mi sorprende il fatto che siamo in quattro con due imbarcazioni ma Marco mi assicura che sta aspettando due ragazzi da Viterbo, due giovani fratelli : saremo in tre per imbarcazione.
La cabina che Marco mi assegna è quanto di più lussuoso io abbia trovato su una imbarcazione a vela.
Quattro cabine doppie, ciascuna con bagno privato, doccia con acqua calda a volontà, perchè in quei catamarani da crociera vi è un generatore di corrente che fa funzionare il dissalatore: avendo gasolio in abbondanza l’acqua dissalata non ha limiti di consumo. C’è anche un telefono satellitare.
Ma veniamo al fatto. Arrivano il giorno dopo i due ragazzi di Viterbo: sono fratelli ( 34 e 35 anni).
Il mare è brutto, vi sono 35 nodi e onde notevoli : abbiamo tutto il tempo per fare cambusa e il mare ci permette di partire il 12 Dicembre. Massimiliano sarà a bordo di Azul, suo fratello Lamberto si imbarcherà su Cochis.
Dopo circa una settimana di navigazione in tandem, distanziati più o meno di tre miglia, lo skipper di Cochis cambia idea, non vuole più arrivare alle Antille, decide di fare rotta sulle isole di Capoverde, pensando di trovare maggiori probabilità di lavoro . Lamberto, non è d’accordo e vuole arrivare ai Caraibi col fratello e chiede a Marco di prenderlo a bordo. Non avevo mai visto un trasbordo di persona da una barca ad un’altra in pieno oceano: i due catamarani, in un giorno di calma di vento, si fermano ad una distanza di un centinaio di metri .
Un gommoncino, senza motore, legato con una cima viene calato in mare: a bordo Emiliano che aiuterà Lamberto nel trasbordo assieme a bagagli e cambusa ( nella fattispecie un sacco di dieci Kg. di patate, una reticella di limoni e molto altro).
Il moto ondoso oceanico si fa sentire e rende vivace e impegnativo il trasbordo di Lamberto e merci varie. Altra lunga cima gettata da noi che Emiliano tiene mentre viene tirato verso Cochis dallo skipper mentre noi filiamo la nostra : arrivato ad un certo punto Emiliano è costretto a mollare la ns. cima e lui si atteggia a naufrago solo nel mare. Cominciamo a sfotterlo:” immigrato clandestino, quando ti becca la guardia costiera di subito: “io no documenti “. Lui saluta con gesti ieratici mentre tira la cima che lo lega alla barca su cui andrà a Capoverde, circa 160 miglia dal punto in cui siamo.



Ora siamo in quattro : il passatempo migliore, oltre ai turni di guardia, perché il timone automatico
funziona egregiamente, è la pesca al traino; due canne da pesca poste alla distanza di circa sette metri, cioè la larghezza del catamarano ci fanno pescare un paio di tonnetti o dorado al giorno, sempre alla velocità di sette od otto nodi; i primi giorni mangiavamo pesce cucinato in molti modi, ma poi, stanchi di mangiare pesce, si pesca per diletto e si ributta in mare la preda che continuerà a vivere.
Grande l’emozione nel tirare a bordo un Marlin lungo due metri ( dalla punta della spada alle pinne di coda ). In questa occasione ho scoperto il modo per uccidere il pesce issato a bordo senza farlo
soffrire troppo ed evitare spruzzi di sangue : un goccio di rum o altro alcolico buttato nelle branchie o in bocca : muore all’istante.
Si guasta il pilota automatico cinque giorni prima dell’arrivo, ed i turni sono al timone.
Si guasta anche il generatore di corrente: si economizza l’acqua come sulle normali barche.
Marco pensa che metterà un pompa a pedale per lavare i piatti con l’acqua di mare: per ora
laviamo piatti e pentole a turno seduti sui gradini di poppa coi piedi in mare, sempre alla velocità media di 7 nodi. La voglia di un bagno di mare coglie tutti : buttiamo un cima in acqua con un paio di gasse e ci caliamo in mare: un idromassaggio a sette nodi è così piacevole che non vogliamo pensare che potremmo essere un’esca per un predatore più grosso dei tonni : lo squalo.

La meta è Tobago Cais, sicuramente il più bel ancoraggio dei Carabi, dove buttiamo l’ancora il 2 Gennaio 2007 : file di catamarani sono ancorati fra questi isolotti di sabbia bianchissima ed i colori del mare attraggono irresistibilmente. L’ultima volta che gettai l’ancora a Tobago Cais c’erano solo barche tradizionali. Numerosissimi catamarani non hanno fatto traversate: le imbarcazioni sono tutto l’anno alla Martinica, sono noleggiati ed i loro skipper arrivano alla Martinica in aereo, passano qualche settimana fra le isole e poi rincasano in aereo. Uno ha l’equipaggio vacanziero composto solo da donne, sei, tutte giovani e belle. Vedi foto. Noi facciamo tre settimane di navigazione con soste lunghe risalendo controvento da Union alla Martinica.
Prima di partire una cena di addio con l’equipaggio: sarà per me un lieto ricordo l’allegria
Di Marco, la prorompente vitalità di Massimiliano, la saggezza , la generosità e le capacità veliche di Lamberto.
A casa una e-mail di Marco mi ha informa che il catamarano è a posto ed aspetta clienti.
Lamberto mi ha inviato una e-mail stupefacente: si è imbarcato su un Aalberg-Rassey 51 piedi di italiani diretto a Panama. L’ho incoraggiato a proseguire nel Pacifico.

Questa è stata l’ultima (per me) traversata Atlantica, per ragioni anagrafiche. Durante la navigazione, oltre a festeggiare il Natale con panettone, abbiamo festeggiato il mio 75° compleanno con spumante e il capodanno 2007 con polenta e cotechino, come da vecchia tradizione lombarda.
.
Bruno

2 commenti:

Anonimo ha detto...

certo l'invidia è una brutta bestia, ma come si fa a non invidiare una cosa del genere..
complimenti e buon vento.

Anonimo ha detto...

Ciao Lamberto!
Dal blu del cielo al blu del mare... ne c'è male!!!
Saluti dalla Vallée e Cieli Blu!!!
Riccardo e Marzia