mercoledì

la mia barca







queste sono le foto della mia prima barca a vela, che francesco mi ha fatto avere dal circolo velico di capodimonte,perchè era in condizioni pietose..così grazie a Roberto che mi ha dato a disposizione una parte del suo giardino e tutte le sue attrezzature, sono riuscito a sistemare l'alpa s, che come si può notare già lo scafo era un disastro (e non voglio dire il pozzetto!)..
e così per tutto l'inverno scorso mi sono divertito a giocare con la resina, ho riportato la mia alpa s come ei suoi tempi migliori, tra la verniciatura, il rinforzo di tutto il pozzetto, con termanto e resina, e scotte e attrezzatura nuova..e per finire il carrello.
così l'estate 2008 me la sono passata a prendere la mano e a divertirmi sulla mia Sor Caccia..

giovedì

Un pò di filosofia

Frasi viterbesi:

.. e 'l zeppo cammina!

sarà..che 'l cane magna 'l granturco, ma che scioje la balla!!

- l'è callo! (quant'è caldo!)
- leccallo n'è niente, ha da senti' piallo nel c...!

chiappa 'l tordo quanno passa.

disse la merla al tordo: sentarai 'l botto se n' se' sordo!


Memento Audere semper (D'ANNUNZIO) - Ricorda di osare sempre

Audaces Fortvna iuvat - La fortuna aiuta gli audaci



Spinosa e pesce luna

Non avete idea di cosa mi è successo in questi giorni..
stasera tornando dal ristorante di mio fratello dove lavoro anch'io, verso mezzanotte e mezza, all'incrocio della strada che mi porta a casa (chi conosce viterbo parlo dell'ellera) qualcosa sul bordo della careggiata attira la mia attenzione: mi giro e vedo una spinosa (istrice) che con tutta tranquillità attraversa la strisce..inchiodo subito per capire se avevo visto giusto, e torno indietro..rimango esterefatto guardando l'animale, uno dei più selvatici delle nostre parti, aggirarsi sul marciapiede in cerca di una via d'uscita..intanto un paio di macchine si fermano a guardarmi strano prima di accorgersi che c'era di tanto interessante da vedere..
abituato in famiglia a portare a casa le prede, cerco in macchina il cric e scendo per cercare di "sbacchiare" la bestia, che intanto si era infilata in un giardino..la cerco per un pò tra i cespugli e alla fine la vedo sbucare; così mi avvicino con calma e a un metro mi fermo..si ferma anche lei..la guardo..mi guarda..si gonfia e apre tutte le spine..io no..stiamo una decina di secondi a guardarci, poi si tranquillizza..io mi accuccio e lei fa un paio di giri su se stessa poi si avvicina..sto per sferrare il colpo ma poi la guardo da vicino (quanto di voi l'hanno vista da mezzo metro?) ed è troppo carina e indifesa, così quasi l'accarezzo, lei mi guarda, mi annusa, mi passa accanto e se ne va..


L'altro giorno invece accompagno il mio amico Roberto , detto paglierino (non so perchè, credo perchè gli piace il vino bianco, glielo ha messo Daniele del Mama's), a fare una pescata di notte al mare con la barca di un suo amico.. non sapevamo nessuno dei due di che pesca si trattasse fino a quando ci siamo trovati sul posto, in mezzo al mare a circa 11 miglia fuori Montalto..mettere 5 chilometri di coffe e ritirarle su..una pesca secondo me molto faticosa e poco divertente..si fa solo per prendere pesce da vendere..insomma partiti alle 3 e mezza di notte da viterbo, abbiamo finito di pescare a mezzogiorno circa, e mentre stavamo pulendo il pesce sulla poppa della barca prima di rientrare, vediamo avvicinarsi un pesce luna (vedi foto), a una decina di metri dalla barca, a pelo dìacqua, bello grande..è un pesce tropicale, difficile da vedere anche per chi fa immersioni, ma molto tranquillo di natura, così decido di buttarmi in acqua per avvicinarmi.
nuoto piano piano con i piedi ed allungo le mani verso di lui.. arrivo a sfiorarlo e lui fa un guizzo e se ne va..resto immobile e dopo qualche secondo ritorna vicino a me. stavolta lo accarezzo meglio e lui si gira e comincio ad accarezzargli il muso, lui sta lì tranquillo per diversi secondi..poi ad un tratto parte velocissimo verso il fondo e ritorna in superficie facendo un salto incredibile..così per tre o quattro volte mentre gli altri sulla barca si godono lo spettacolo e io sto lì incredulo per quello che sta succedendo..
non lo so, ma ho come la sensazione che ultimamente abbia un sesto senso verso gli animali..molto di più che con gli esseri umani. mio frat ha detto che gli sembro S. Francesco.
beh volevo scriverlo, magari qualcuno lo leggerà e gli piacerà..e magari a qualcuno no..è uguale..

venerdì

imbarco su alamak

Gianni

Una chiusa di Panama









Alamak
Panama canal



Arrivati in Martinica col catamarano Azul di Marco, ci fermiamo due settimane a Le Marin, porto principale dell'isola e punto di ritrovo per quelli che si spostano tra le antille, per rilassarci un pò dopo il lungo viaggio..
la mia intenzione di arrivare in messico via mare è sempre valida e cerco, tra chi parte e chi arriva, qualcuno che mi possa dare un passaggio.

intanto le giornate passano tranquille, anche perchè la cittadina non offre un gran che. così si fa amicizia con la comunità di italiani che vivono lì o che vanno e vengono da quel posto, e Marco non perde occasione per socializzare e organizzare cene sul suo catamarano, visto il suo spirito goliardico e da amicone..
un legame particolare è nato con Fabrizio, avvocato milanese a primo impatto un pò snob ma che invece si è dimostrato un vero amico e una brava persona..

insomma dopo una decina di giorni di relax (intanto mio fratello max era rientrato in italia) ecco che si presenta l'occasione: una famiglia di italiani, su un Halberg Hassy '53 sta cercando qualcuno in gamba che gli dia una mano per accompagnarli a Panama, passando da sud: Venezuela (Los Roques), Curacao, Colombia (Cartagena) e forse San Blass e poi Panama, dove faranno una sosta per proseguire per il pacifico.
Decido di fare una chiacchierata con l'armatore Gianni, che mi ha mostrato la barca (un vero spettacolo) e mi ha spiegato i pregi e i difetti di Alamak, il cui problema principale era il pilota automatico che nessun tecnico era riuscito a sistemare (e da quello che so tuttora non va); motivo per cui la persona che doveva andare con loro fino a panama non se l'è sentita di proseguire senza la sicurezza del pilota, per cui avevano bisogno di qualcuno che avesse potuto dargli una mano con i turni nella navigazione, soprattutto nel tratto da curacao a panama, 800 miglia nel tratto di mare più brutto dei caraibi..chiaramente tutto alla pari, e cioè io avrei fatto il marinaio in cambio del passaggio fino a panama.
Più tardi mi ha presentato il resto dell'equipaggio: la moglie Giovanna, che dopo i primi giorni di conoscienza mi ha accolto come un figlio, il figlio Gigi, ottimo pescatore e un gran dormiglione, e Paul, un amico di famiglia inglese con una stazza da peso massimo ma una persona di cuore..


dall'oblò della cabina di Azul, mentre sto per addormentarmi, vedo le stelle immense che solo qui si possono vedere e sento gli schiamazzi di qualcuno che passa parlando non so quale lingua, e ripenso a quanti posti e persone ci sono da vedere e conoscere e quante poche occasioni abbiamo nella vita di fare esperienze del genere (almeno per me) e mi sento fortunato ad essere lì in quel momento..

quella sera decido di imbarcarmi per una nuova avventura con Gianni e il suo Alamak.

Il 23 gennaio 2007 sbarco ufficialmente da Azul e mi imbarco su Alamak per partire alla volta de Los Roques, prima tappa del viaggio. Sono circa 350 Mn (miglia nautiche, 1Mn = 1852 m) di navigazione e Gianni stima l'arrivo entro due di giorni.. mi rendo conto subito della precisione e meticolosità con cui G. studia le rotte e fa i calcoli di velocità e tempi di percorrenza, aiutato dal Gps e pilota automatico (quando funziona). il viaggio prosegue tranquillo con i soliti venti che spirano da Nord Est e ci spingono al lasco verso Sud a 7/8 Kts (Nodo= 1 Mn/ora = quasi 2 Km orari). E così in perfetta tabella di marcia dopo due giorni arriviamo nell'arcipelago di Los Roques, il più bel posto che io abbia mai visto in mare. Si apre davanti a noi la montagna dell'isola principale, Gran Roques, dove, a ridosso dal vento, si trova il piccolo villaggio di locali venezuelani, la pista per gli aerei che vanno e vengono carichi di turisti, il molo con le barche dei pescatori, da dove dei bambini si tuffano divertiti come se fosse la prima volta che lo fanno (questa è la cosa che amo di più dei paesi latini).

Ci ancoriamo in rada di fronte il villaggio e con il tender accompagno Gianni e Giovanna a fare il giro degli uffici (guardia marina, ufficio turistico e dogana, tutto a distanza di 200 metri) per il permesso di navigazione e soggiorno a Los Roques. intanto vado a prendere Paul e Gigi, che approfittano per fare un giro. poi tutti insieme ci facciamo un aperitivo al tramonto in un localino in spiaggia prima di rientrare in barca..spettacolare.

La mattina seguente ci spostiamo in un'isoletta che dice essere una delle migliori..


Dopo un bel bagno nell'acqua cristallina prendo in prestito boccaio e maschera della barca per andare a caccia di aragoste (dice che ce ne sono un sacco lì)..infatti dopo qualche immersione tra i coralli della barriera, attento a non toccare il corrallo di fuoco, trovo uno scoglio pieno di buchi a 1 metro e mezzo di profondità, dove all'interno si nascondono una decina di aragoste..non sono molto grandi ma abbastanza per essere considerate adulte e quindi pappate.


Sono molto diffidenti, provo diverse volte a raggiungerle con la mano, ma appena mi avvicino si ritraggono.. devo assolutalemte trovare qualcosa per arpionarle, ma in barca non c'è un fucile da pesca. cercando tra gli attrezzi trovo un arpione e con un bastone di scopa creo una fiocina artigianale abbastanza lunga per arrivare dentro i buchi. adesso si!


ritrovo lo scoglio delle aragoste, e stavolta con la mia fiocina vado convinto di infilarne una, ma ho sottovalutato la diffidenza delle bestioline rosse: sono molto svelte e spariscono dentro la tana appena mi avvicino. per tutto il pomeriggio giro intorno a quello e altri scogli nella speranza di prendere almeno un'aragosta per cena, ma niente da fare..sfinito torno in barca con la coda tra le gambe mentre tutti mi prendono in giro, e a Gionanna gli tocca cucinare una cenetta delle sue, e non riesco a capire in quale gavone nasconda tutte quelle prelibatezze.


Il giorno successivo ci spostiamo in un altro posto, ancora più bello, con la barriera corallina che ci circonda e la piccola isola piena di mangrovie..noto che attorno a tutte le isole ci sono migliaia di gusci di conchiglioni vuoti: dicono essere gli avanzi di tutti quelli che sono passati lì molti anni prima..e mi chiedo: ma quante cavolo di persone sono passate da qui fino adesso?!


Troviamo una barca di italiani e approfittiamo per fare due chiacchiere con i vicini: dicono di essere lì a svernare, mentre in estate tornano in italia lasciando la barca a Maracaibo.

certo, ci sono un sacco di persone che lavorano dalla mattina alla sera per portare a casa il pane e non potranno mai farsi una vacanza ai caraibi....ma ci sono anche tante persone che girano il mondo senza fare niente..strana la vita!
visti i miei scarsi risultati di pescatore, andiamo con il tender a comprare le aragoste nell'unica baracca dell'isola, dove troviamo 3 hombres sulle amache e una coppia di signori che giocano a carte sul tavolo sgangherato sotto la tettoia, piena di reti da pesca e conchiglie e denti di squalo..
si contratta per quattro aragoste..uno dei pescatori con cui faccio due chiacchiere (il mio spagnolo comincia a ritornarmi alla mente) mi mostra la stanza dove vivono da due mesi e mi dice che hanno la parabola con cui possono vedere canali di tutto il mondo (la tv è una vera fissa per i sud americani).

il pomeriggio riprovo a cacciare ancora, niente aragoste ma almeno non torno a mani vuote: una grossa murena e un bel pesce che mangeremo crudo.

TRAVERSATA DELL'OCEANO IN 22 GIORNI


1.e vai con lo spi! 2.la colazione del com.te Marco 3.Bruno il decano 4. Uno dei 22 tramonti nell'atlantico



1. marlyn preso da mio fratello Max il 1 gennaio 2.il Catamarano Azul di Marco 3. Pranzo di natale: melanzane alla parmigiana e arrosto con patate 4. un bagnetto durante il viaggio


1. .Terraaaaaaa! (Tobago keys Islands - Granadine)



Racconto scritto dal decano Bruno:
trovate tanti altri racconti sul suo sito www.brunoroversi.com

Partiamo da Las Palmas in tre persone e dopo21 giorni di navigazione atlantica prendiamo terra in quattro . Sembra inverosimile? E’ accaduto.

L’imput mi arriva con una telefonata il giorno 6 Dicembre 2006 : “ho visto per caso il tuo sito internet: potresti entro due o tre giorni partire dalle Canarie per dare una mano a trasferire un catamarano ai Caraibi? Il mio amico Marco ha fretta perché vorrebbe arrivare a fare charter per le feste di Natale e Capodanno”.
Decido di cogliere al volo questa opportunità ; chiuderò la mia carriera di lunghe navigazioni con una barca per me nuova : un catamarano da crociera. Chiamo Marco confermando la mia adesione.
Arrivo a Las Palmas, Gran Canaria, il giorno 9 Dicembre con un volo “last minute”.
In taxi al puerto deportivo: una grande quantità di imbarcazioni assai più dell’ultima volta che vi arrivai in barca parecchi anni fa; cerco un catamarano di nome Azul , riesco a localizzarlo. Ma è chiuso e a luci spente: sono le 19 ed è buio.
Affiancato c’è un catamarano gemello ,” Cochis”, illuminato. Col cellulare chiamo il numero dello skipper di “Azul”, di cui conosco solo il nome, Marco. Ed è Marco che si affaccia in pozzetto col suo faccione allegro e la voce cordiale , un po’ roca dalle sigarette e l’accento milanese: “Sali Bruno, ti aiuto a portare il saccone a bordo, dopo cena ci spostiamo sul mio catamarano”. Conosco anche lo skipper del Cochis e il marinaio, un simpatico sardo, si chiama Emiliano e parla in romanesco: una miniera di battute divertenti.

Mi informano che i due catamarani viaggeranno in coppia per la traversata ai Caraibi. Mi sorprende il fatto che siamo in quattro con due imbarcazioni ma Marco mi assicura che sta aspettando due ragazzi da Viterbo, due giovani fratelli : saremo in tre per imbarcazione.
La cabina che Marco mi assegna è quanto di più lussuoso io abbia trovato su una imbarcazione a vela.
Quattro cabine doppie, ciascuna con bagno privato, doccia con acqua calda a volontà, perchè in quei catamarani da crociera vi è un generatore di corrente che fa funzionare il dissalatore: avendo gasolio in abbondanza l’acqua dissalata non ha limiti di consumo. C’è anche un telefono satellitare.
Ma veniamo al fatto. Arrivano il giorno dopo i due ragazzi di Viterbo: sono fratelli ( 34 e 35 anni).
Il mare è brutto, vi sono 35 nodi e onde notevoli : abbiamo tutto il tempo per fare cambusa e il mare ci permette di partire il 12 Dicembre. Massimiliano sarà a bordo di Azul, suo fratello Lamberto si imbarcherà su Cochis.
Dopo circa una settimana di navigazione in tandem, distanziati più o meno di tre miglia, lo skipper di Cochis cambia idea, non vuole più arrivare alle Antille, decide di fare rotta sulle isole di Capoverde, pensando di trovare maggiori probabilità di lavoro . Lamberto, non è d’accordo e vuole arrivare ai Caraibi col fratello e chiede a Marco di prenderlo a bordo. Non avevo mai visto un trasbordo di persona da una barca ad un’altra in pieno oceano: i due catamarani, in un giorno di calma di vento, si fermano ad una distanza di un centinaio di metri .
Un gommoncino, senza motore, legato con una cima viene calato in mare: a bordo Emiliano che aiuterà Lamberto nel trasbordo assieme a bagagli e cambusa ( nella fattispecie un sacco di dieci Kg. di patate, una reticella di limoni e molto altro).
Il moto ondoso oceanico si fa sentire e rende vivace e impegnativo il trasbordo di Lamberto e merci varie. Altra lunga cima gettata da noi che Emiliano tiene mentre viene tirato verso Cochis dallo skipper mentre noi filiamo la nostra : arrivato ad un certo punto Emiliano è costretto a mollare la ns. cima e lui si atteggia a naufrago solo nel mare. Cominciamo a sfotterlo:” immigrato clandestino, quando ti becca la guardia costiera di subito: “io no documenti “. Lui saluta con gesti ieratici mentre tira la cima che lo lega alla barca su cui andrà a Capoverde, circa 160 miglia dal punto in cui siamo.



Ora siamo in quattro : il passatempo migliore, oltre ai turni di guardia, perché il timone automatico
funziona egregiamente, è la pesca al traino; due canne da pesca poste alla distanza di circa sette metri, cioè la larghezza del catamarano ci fanno pescare un paio di tonnetti o dorado al giorno, sempre alla velocità di sette od otto nodi; i primi giorni mangiavamo pesce cucinato in molti modi, ma poi, stanchi di mangiare pesce, si pesca per diletto e si ributta in mare la preda che continuerà a vivere.
Grande l’emozione nel tirare a bordo un Marlin lungo due metri ( dalla punta della spada alle pinne di coda ). In questa occasione ho scoperto il modo per uccidere il pesce issato a bordo senza farlo
soffrire troppo ed evitare spruzzi di sangue : un goccio di rum o altro alcolico buttato nelle branchie o in bocca : muore all’istante.
Si guasta il pilota automatico cinque giorni prima dell’arrivo, ed i turni sono al timone.
Si guasta anche il generatore di corrente: si economizza l’acqua come sulle normali barche.
Marco pensa che metterà un pompa a pedale per lavare i piatti con l’acqua di mare: per ora
laviamo piatti e pentole a turno seduti sui gradini di poppa coi piedi in mare, sempre alla velocità media di 7 nodi. La voglia di un bagno di mare coglie tutti : buttiamo un cima in acqua con un paio di gasse e ci caliamo in mare: un idromassaggio a sette nodi è così piacevole che non vogliamo pensare che potremmo essere un’esca per un predatore più grosso dei tonni : lo squalo.

La meta è Tobago Cais, sicuramente il più bel ancoraggio dei Carabi, dove buttiamo l’ancora il 2 Gennaio 2007 : file di catamarani sono ancorati fra questi isolotti di sabbia bianchissima ed i colori del mare attraggono irresistibilmente. L’ultima volta che gettai l’ancora a Tobago Cais c’erano solo barche tradizionali. Numerosissimi catamarani non hanno fatto traversate: le imbarcazioni sono tutto l’anno alla Martinica, sono noleggiati ed i loro skipper arrivano alla Martinica in aereo, passano qualche settimana fra le isole e poi rincasano in aereo. Uno ha l’equipaggio vacanziero composto solo da donne, sei, tutte giovani e belle. Vedi foto. Noi facciamo tre settimane di navigazione con soste lunghe risalendo controvento da Union alla Martinica.
Prima di partire una cena di addio con l’equipaggio: sarà per me un lieto ricordo l’allegria
Di Marco, la prorompente vitalità di Massimiliano, la saggezza , la generosità e le capacità veliche di Lamberto.
A casa una e-mail di Marco mi ha informa che il catamarano è a posto ed aspetta clienti.
Lamberto mi ha inviato una e-mail stupefacente: si è imbarcato su un Aalberg-Rassey 51 piedi di italiani diretto a Panama. L’ho incoraggiato a proseguire nel Pacifico.

Questa è stata l’ultima (per me) traversata Atlantica, per ragioni anagrafiche. Durante la navigazione, oltre a festeggiare il Natale con panettone, abbiamo festeggiato il mio 75° compleanno con spumante e il capodanno 2007 con polenta e cotechino, come da vecchia tradizione lombarda.
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Bruno